Dolore osteo-articolare (e muscolare) aspecifico
spesso poli-articolare e/o migrante
Frequentemente un dolore osteoarticolare non associato a evidenti e marcate alterazioni degenerative (cartilaginee e dell’osso subcondrale) ed in particolare in presenza di dolori a più articolazioni che variano di intensità e localizzazione nel tempo (migrante), in assenza di caratteristiche infiammatorie acute proprie delle patologie reumatologiche, si rivela essere di origine endocrina e metabolica.
Un’esposizione a stress cronici di varia origine, ad esempio sedentarietà, alimentazione squilibrata, assunzione di numerosi farmaci (sindrome da polifarmaco), fattori psico-emotivi, ecc., sono responsabili di alterazioni corporee (come idratazione, elettroliti, alterata secrezione dell’ormone cortisolo, produzione di citochine infiammatorie, riduzione degli ormoni sessuali estrogeni e testosterone, ecc.) ed in particolare di un ridotto assorbimento di Ca intestinale e aumentata sua escrezione urinaria con attivazione degli osteoclasti (cellule che danno rimaneggiamento dell’osso = osteoporosi) nonchè di una riduzione della massa muscolare, tutti fattori che favoriscono fortemente i dolori articolari.
Tali dolori sono tuttavia molto spesso attribuiti, erroneamente, ad una generica artrosi:
vi siete mai chiesti come mai una alterazione artrosica, ovvero una riduzione di cartilagine con modifica dell’architettura ossea, presente nella stessa misura in più individui, in alcuni di essi causi dolori molto forti ed in altri passi pressoché inavvertita?
Ebbene il deficit muscolare e le alterazioni metaboliche-endocrine (talvolta anche fattori ansioso-depressivi secondariamente legati a queste stesse alterazioni metaboliche e muscolari), sono in realtà la determinante differenza tra un’alterazione degenerativa artrosica con espressione di dolore o senza dolore.
Un’ultima riflessione.
La frequente associazione riscontrabile negli stessi soggetti, di disturbi poliarticolari aspecifici e di disturbi funzionali gastro-intestinali (disturbi digestivi come senso di gonfiore-pesantezza, nausea, stipsi-diarrea, ecc.), ma anche la frequente stanchezza cronica, si rivelano essere tutti espressione dello stesso deficit:
sia la muscolatura gastro-intestinale che quella scheletrica infatti sono interessate nelle alterazioni conseguenti a stress cronici, come abbiamo visto pocanzi.
In molti casi il trattamento che maggiormente gioverà a quell’articolazione o alle molteplici articolazioni doloranti, sarà quello complementare, metabolico-nutrizionale, oltre a quello locale sull’articolazione o ancora sulla correzione posturale, non di rado risultante alterata.
Tali riflessioni ci portano ad una domanda che spesso molti pazienti mi pongono:
Quando esiste l’indicazione al trattamento sostitutivo articolare (protesi)?
Esiste una regola, innanzitutto di “buon senso”, che potrebbe essere considerata ancor prima della valutazione tecnica del chirurgo esperto, in merito alla necessità di intervenire invasivamente su un’articolazione (e attualmente purtroppo ciò tende ad accadere con inquietante frequenza):
un’articolazione diventerà suscettibile di trattamento protesico solo in caso di:
- grave interessamento degenerativo di un’articolazione in cui non esista un aggravio posturale correggibile
- assenza di disturbo metabolico-funzionale (infiammazione sistemica cronica low grade)
- dolore artrosico persistente in grado di alterare la normale qualità di vita (sonno notturno, normali spostamenti e/o attività quotidiane)