Fattore rachide lombare
Quali fattori predispongono alla malattia?
Si tratta di una malattia multifattoriale, in cui cioè più fattori contribuiscono (con peso variabile) all’insorgenza della stessa.
Tra i fattori di seguito riportati ricordiamo come alcuni rappresentino solo dei fattori di rischio indiretto o elementi non eliminabili (ma da tener conto nella valutazione complessiva del rischio), mentre altri siano da considerare elementi modificabili per una fattiva prevenzione.
– sovrappeso
– fattori climatici
– fumo di tabacco
– gravidanza (e post-partum)
– stress, ansia e depressione
– fattore posturale
Sovrappeso
E’ un fattore di rischio relativo: esiste in particolare un’evidenza di relazione tra obesità e spondiloartrosi (artrosi della colonna vertebrale).
L’addome prominente della persona sovrappeso od obesa determina tuttavia (per uno spostamento del baricentro ed una modifica dell’asse di equilibrio) un aumento della lordosi lombare con stress legamentoso anteriore e compressivo posteriore (dolore lombare).
E’ inoltre opportuno non incoraggiare le persone sovrappeso perché in tal modo è più difficile l’esecuzione corretta dei movimenti a rischio.
Fattori climatici
Molte persone attribuiscono la causa dei propri dolori alla schiena alle variazioni climatiche (avvertendo dolore anche come anticipazione alla pioggia e all’aumento di umidità).
In realtà il clima non ha significato nell’evoluzione della malattia, ma i recettori dell’articolazione (spie che normalmente danno solo informazioni “al cervello” della posizione dell’articolazione) sono sensibili anche alle variazioni di pressione esterna (atmosferica), diventando responsabili dell’incremento di dolore in queste situazioni.
Fumo di tabacco
Esiste una correlazione tra abitudine al fumo e frequenza di lombalgia, probabilmente in relazione alla minor ossigenazione delle strutture muscolo-articolari presente in tali pazienti fumatori.
Uno studio comparativo tra coppie di gemelli omozigoti con differenti abitudini al fumo ha dimostrato una frequenza di degenerazione discale superiore nel gruppo dei fumatori.
Gravidanza (e post-partum)
E’ nozione comune ritenere la lombalgia come un disturbo frequente in gravidanza.
Studi di vari autori hanno riferito percentuali tra il 50 e 55 % di donne che hanno provato dolori lombari durante la gravidanza, spesso come primo episodio.
Tutto ciò potrebbe essere in relazione sia a fattori meccanici (aumento di peso e modificazione della postura eretta in gravidanza, con aumento della lordosi lombare = curvatura della colonna lombare) così come avviene nell’addome prominente della persona obesa, sia per le modificazioni ormonali che causano aumentata elasticità tessutale e legamentosa, con instabilità della colonna.
Pensiamo poi all’impegno della puerpera nell’accudire il neonato: cambiarlo, alzarlo, deporlo, ecc. e agli innumerevoli movimenti di flessione ed estensione della colonna lombare!
Sicuramente un buon controllo posturale (vedi fattori posturali) può aiutare la neo-mamma.
Stress, ansia e depressione
Tali fattori rappresentano un importante e non trascurabile elemento capace di influenzare l’insorgenza (e la cronicizzazione poi) della lombalgia.
Consideriamo innanzitutto la postura (atteggiamento, posizione e movimento del corpo) in gran parte come espressione somatica di emozioni e impulsi: “stiamo in piedi e ci muoviamo come ci sentiamo dentro” riflettendo inconsciamente la nostra personalità e condizione interiore. Così ad esempio nel paziente depresso si nota la tipica postura in cifosi vertebrale (con curvatura in avanti della schiena) o un deficit del controllo posturale fine (è un controllo neurologico involontario e impercettibile) nel paziente con sovraccarico di stress.
Allo stesso modo nel paziente ansioso frequenti sono le contratture muscolari oltre che nella muscolatura cervicale e spalle, con insorgenza di cefalee miotensive, anche nella muscolatura del tronco e del rachide lombare con alterata cinetica dei movimenti.
L’esperienza ci insegna che frequentemente il primo episodio acuto di dolore lombare (cui può seguire la cronicizzazione del disturbo) è avvenuto in un periodo della vita particolarmente stressante per il paziente (situazioni di lutto, cambiamenti di lavoro, esami, ecc.).
Spesso nel paziente con dolore cronico infine si instaura un circolo vizioso in cui il dolore stesso e il timore di conseguenze non facilmente prevedibili legate al decorso della sua malattia, creano uno stato ansioso (o ansioso-depressivo) con comportamenti posturali anormali e stati contratturali muscolari che ulteriormente facilitano il dolore lombare (meccanismo a feed-back positivo).
Fattore posturale
Il fattore posturale (statico e dinamico) è di gran lunga il fattore di rischio più importante delle lombalgie.
Numerosi studi hanno valutato la tollerabilità di posizioni e movimenti nell’ambito di attività lavorative onde prevenire i danni a breve e lungo termine a carico dell’apparato locomotore.
Ciò è stato fatto mediante analisi biomeccaniche (ingegneristiche) della postura e dei movimenti, studi elettromiografici (dell’attività muscolare) e delle pressioni sui dischi intervertebrali e studi epidemiologici (incidenza di malattia in relazione a determinati fattori) su popolazioni omogenee di lavoratori (con lo stesso tipo di carico funzionale alla schiena).
Tutto ciò ha dimostrato che il rischio di dolore lombare è elevato, oltre che nelle categorie dei lavoratori manuali pesanti cui il sovraccarico della schiena può sembrare ovvio, anche in tutte quelle attività che richiedono una posizione obbligata per molte ore, come gli addetti ai videoterminali, segretarie, autisti, ecc.
In queste categorie di lavoratori, al dolore legato al sovraccarico muscolare o alla eccessiva distensione dei legamenti vertebrali (le strutture fibrose che forniscono stabilità alla colonna), si aggiunge un aumentato rischio di formazione di ernie discali.
Il disco intervertebrale, come abbiamo visto, rappresenta un sistema “idraulico ammortizzante” capace di ripartire le forze compressive esercitate sulle ossa vertebrali.
Maggiore è la pressione intradiscale (all’interno del disco) in relazione a determinate posizioni o movimenti, e maggiore è il rischio che si formi un’ernia.
A questo scopo sono stati effettuati studi “in vivo” su volontari per misurare la pressione all’interno del disco intervertebrale (inserendo un trasduttore ad ago per la registrazione sul disco stesso) e sottoposto poi l’individuo a varie attività e posture.
La tabella sottostante (modificata) si riferisce ad uno studio svizzero-tedesco riportato dall’autorevole rivista scientifica “Spine” (Wilke HJ, Neef P, Caimi M, Hoogland T. New in Vivo Measurement of Pressure in the Intervertebral Disc in Daily Life . Spine 1999: 24(8); 755-62), la cui attenta osservazione potrà sicuramente risultare utile.
Dallo studio emerge in particolare che le maggiori pressioni intradiscali (quelle più pericolose) sono quelle in cui:
– il soggetto solleva un peso da terra (specie se con la schiena curvata in avanti)
– tiene un peso in mano (specie se lontano dal corpo)
– il soggetto sta in piedi piegato in avanti
– sta seduto piegato in avanti
Le minori pressioni intradiscali (meno pericolose) si riscontrano in particolare:
– in posizione sdraiata supina, ma anche sul fianco o prona (evitando in questo caso l’eccessivo inarcamento della schiena causato da un letto che non sostiene sufficientemente)
– in posizione seduta rilassata con un buon appoggio lombare, scaricando quindi una parte della pressione attraverso lo schienale
La valutazione delle pressioni discali non è tuttavia l’unico elemento da tener conto (seppure importante), in quanto anche altri fattori, di caso in caso, possono essere responsabili del dolore lombare, come ad esempio il sovraccarico muscolare e/o ligamentoso (sono le strutture fibrose che danno stabilità passiva alla colonna lombare).