La depressione è una malattia difficile, talvolta grave.
E’ una malattia neuro-degenerativa,
causata da una disregolazione della risposta allo stress.
Se pensi tuttavia che solo un farmaco ti possa aiutare, sei fuori strada.
Le terapie “passive” come i farmaci, che il paziente riceve-richiede-subisce, senza che ne conosca il significato, il valore, talvolta nemmeno i gravi effetti collaterali, quasi sempre hanno come fine quello di sopprimere un sintomo, senza eliminare la causa che ha prodotto la malattia.
Questo è il motivo per cui molto spesso il problema, prima o poi, si ripresenta.
E’ come cercare il farmaco per dimagrire, per dormire, per ridurre l’ansia, per il dolore cronico cervicale o lombare … senza invece modificare il comportamento o il motivo che ne è la causa.
Mi è capitato, poco tempo fa, di imbattermi in un blog nel quale si svolgeva una disputa:
Il soggetto A. suggeriva comportamenti, stili di vita salutari e strategie terapeutiche che potessero incidere sulla depressione, a sostituzione dei farmaci anti-depressivi prescritti dallo psichiatra.
Il soggetto B. reagì con sprezzante indignazione, all’incirca con queste parole: la depressione è una malattia grave … che può portare al suicidio. Da non sottovalutare. E’ vergognoso il tuo discorso; è ignoranza estrema. Affermava:
“Ad un cardiopatico si nega una pastiglia al giorno e si consiglia … una gita al mare?”
Probabilmente entrambi non erano né medici né esperti in materia (spero).
Cerco qui di interpretare al meglio le loro posizioni.
E’ chiaro il fraintendimento.
Nessuno nega l’importanza della malattia, né l’utilità e/o necessità del farmaco antidepressivo in casi specifici (depressione maggiore) e con determinati scopi o in caso di particolare urgenza.
E’ pur tuttavia prevalentemente un sintomatico, o è usato spesso come tale.
Sebbene infatti sia stata riconosciuta un’azione positiva sulla neurogenesi da parte dei farmaci antidepressivi, con incremento della BDNF – fattore di crescita neuronale (laddove è presente un decremento della neuroplasticità neuronale e ridotta arborizzazione dendritica = neurodegenerazione), esistono precisi e molteplici fattori implicati nella genesi della malattia sui quali è necessario agire.
Un farmaco sintomatico è, ad esempio, un analgesico usato per una cefalea ricorrente, assunto da un soggetto che d’abitudine dorme quattro ore per notte, magari beve alcolici o mangia in modo incontrollato.
Voi direte, cosa c’entra questo con la depressione? Questa persona ha solo avuto la sfortuna di essere destinata a ciò.
Qualche volta la “sfortuna” c’entra, se vogliamo, ma come spesso succede, “per fortuna”, noi abbiamo anche la possibilità di modificare il nostro destino, con l’aiuto esterno e necessariamente anche con la nostra partecipazione attiva.
La depressione è una malattia multifattoriale (come molte altre malattie croniche):
alla sua genesi concorrono fattori genetici (talvolta), epigenetici (da modificazioni dell’espressione genica comparse in fase pre- o neo-natale, talvolta anche trasmissibili per 1-2 o più generazioni), famigliari o sociali, ed in particolar modo stili di vita non compatibili con la salute psico-fisica, ma in realtà ritenuti sostenibili da chi li adotta …
Ogni stress cronico (fisico, metabolico o psico-emotivo) contribuisce a destabilizzare il nostro organismo, corpo-mente indissolubilmente, instaurando uno stato di infiammazione sistemica cronica low grade (ISC)(Infiammazione sistemica cronica) (Bibliografia generale, 135).
Questa ISC, rimasta silente per anni (ma evidenziabile con particolari tests e trattabile con sistemi multi-modali), improvvisamente si manifesta con disturbi diversi, tra i quali ansia, depressione melanconica o depressione maggiore.
[studi epidemiologici su grandi numeri hanno evidenziato un aumentato rischio di depressione in soggetti con stress cronico e segni di infiammazione cronica, evidenziato da aumento di IL6 – CRP, dopo 12 anni.
Associations of C-reactive protein and interleukin-6 with cognitive symptoms of depression: 12-year follow-up of the Whitehall II study D. Gimeno, M. Kivimäki, E. J. Brunner, M. Elovainio Psycho Med vol 39, issue 3 march 2009, pp 413-423]
Le conseguenti alterazioni “persistenti” della biologia e struttura cerebrale, come alterazioni volumetriche di aree cerebrali implicate in questi disturbi e alterazioni delle connessioni sinaptiche e dei neuro-trasmettitori, determina la sintomatologia depressiva e un aumentato rischio di episodi depressivi successivi, scatenati da eventi stressanti anche di minimo impatto.
Difficilmente un solo fattore o tratto della personalità è sufficiente a scatenare una sindrome depressiva.
Le migliori possibilità di trattamento, e le più durature quindi, si realizzano fronteggiando ognuno di questi fattori contemporaneamente: le alterazioni metaboliche, cardiovascolari, muscolari … cerebrali.
Correggere lo stile di vita (alimentazione, muscolatura, capacità aerobica, sonno ecc.) e i vari fattori destabilizzanti – monitorandoli – o se possibile prevenirli prima, è quindi fondamentale nell’approccio depressivo.
Purtroppo spesso ogni medico, psichiatra o psicologo, di diversa formazione, vede, valuta e cerca di correggere solo l’aspetto più vicino ai propri studi, spesso non comprendendo l’origine comune del problema. Il gastroenterologo cerca di trattare i disturbi enterici presenti nel depresso, il fisiatra i disturbi muscolari tensivi, lo psichiatra si limita all’antidepressivo, l’immunologo … spesso non è contattato pur essendo presente immuno-depressione o frequenti manifestazioni auto-immunitarie.
Dovere del medico e di una medicina etica, non è sopprimere solo un sintomo, ma eliminare le cause!
Recenti e recentissime ricerche, molte partite dalle possibilità offerte dallo studio funzionale-strutturale del cervello mediante fMRI, nonché i nuovi approcci multi-disciplinari (la vera rivoluzione nell’avanzamento della moderna medicina), aprono dunque nuove prospettive di cura, spesso ancora poco conosciute dalla popolazione e nello stesso ambiente medico.
Tali obiettivi, come abbiamo detto, si possono raggiungere solo se esiste l’attiva, consapevole e motivata partecipazione del soggetto in cerca di cura.
DOTT. PAOLO BORTOLOTTO medico fisiatra, responsabile di redazione del sito fkt.it (curriculum)
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il mio lavoro in ambulatorio è in collaborazione con il
DOTT. MICHELE SARTO fisioterapista e posturologo (curriculum)